Il Corriere della Sera - 14.10.2009.pdf

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MERCOLEDÌ 14 OTTOBRE 2009 ANNO 134 - N. 243
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La scoperta
Sfida alla Sharia
Oggi in omaggio
L’impronta di Leonardo
sulla Bella Principessa
Miss Indonesia
vince senza velo
Corriere Italie
Toscana: protagonisti,
economia e culture
di S. Bucci e C. Pedretti
apagina27
di Marco Del Corona
apagina19
L’inserto in regalo
con il Corriere
CONSEGUENZEDI UN’IMPOSTADISCUTIBILE
Sacconi: bastano le riforme già fatte. No anche dall’Inps. Marcegaglia: Finanziaria insufficiente
Giornali e potere
L’IRAP PUNISCE
CHI DA’ LAVORO
Draghi: alzare l’etàpensionabile
GLI A TTACCHI
AL C ORRIERE
UN’ A LTRA
R ISPOSTA
Napolitano e le polemiche: da anni io non sono di parte
di FRANCESCO GIAVAZZI
N on sono molte
le aziende che
quest’anno
chiuderanno il
proprio bilancio in attivo.
Ma tutte, anche quelle
che nel 2009 perderanno,
dovranno pagare l’Irap,
un’imposta che non colpi-
sce i profitti, ma il costo
del lavoro. Faccio un
esempio. Un’azienda che
quest’anno fattura 5 mi-
lioni ed ha un costo del la-
voro, diciamo, di 3 milio-
ni, pagherà circa 100.000
euro di Irap, anche se
chiuderà il bilancio con
una perdita di 100 mila eu-
ro. L’Irap cioè raddoppie-
rà le perdite di questo im-
prenditore.
Il paradosso è che que-
sta imposta punisce le
aziende che nella crisi
hanno cercato di proteg-
gere i loro dipendenti, evi-
tando di ricorrere alla cas-
sa integrazione anche
quando gli ordini scarseg-
giavano. Chi più ha sfrut-
tato la cassa, meno Irap
pagherà.
So bene che l’Irap è
un’imposta regionale,
che sostituisce la vecchia
«tassa sulla salute» e ser-
ve per pagare la sanità
pubblica. Ma allora con-
sentiamo alle aziende di
considerarla al pari degli
altri oneri sul lavoro: così
almeno sarebbe intera-
mente deducibile.
D’altronde questa è la
promessa che aveva fatto
Silvio Berlusconi già nel
2003: «Aboliremo l’Irap
in 5 anni perché è un’im-
posta anomala che colpi-
sce il lavoro e le imprese
che si vogliono sviluppa-
re. Quando la aboliremo
occorrerà una contropar-
tita, forse ci sarà un ritor-
no al passato come il con-
tributo sanitario che però
potrà essere parzialmen-
te recuperato». Promessa
rafforzata nel program-
ma del Popolo della liber-
tà per le elezioni del
2008, dove nel capitolo
«Un nuovo fisco per le im-
prese» è scritto: «Gradua-
le e progressiva abolizio-
ne dell’Irap, a partire dal-
l’abolizione dell’Irap sul
costo del lavoro e sulle
perdite» (sic).
Il ministro dell’Econo-
mia accusa le banche di
strozzare le imprese lesi-
nando il credito. Afferma
di non comprendere per-
ché le banche non usino
la possibilità che egli of-
fre loro di finanziarsi con
i Tremonti-bonds per i
quali la Legge finanziaria
ha stanziato 12 miliardi di
euro. Il motivo per cui le
banche rifiutano queste
obbligazioni è molto sem-
plice: oggi possono finan-
ziarsi sul mercato a condi-
zioni più favorevoli di
quelle che offre loro il Te-
soro. Le renda più appeti-
bili e vedrà che le banche
le utilizzeranno. Finché
non lo fa quei 12 miliardi
non verranno spesi.
Perché allora non desti-
narli all’abolizione del-
l’Irap? Ciò che io temo è
che fra qualche giorno
leggeremo che quei 12 mi-
liardi sono stati destinati
a finanziare la Banca del
Sud, cioè non ad aiutare
tutte le imprese, bensì le
più furbe, quelle che cree-
ranno attività fittizie nel
Mezzogiorno per accede-
re ai finanziamenti della
nuova banca. Non sareb-
be la prima volta.
Si osserverà che 12 mi-
liardi non bastano per
compensare la perdita
dell’intero gettito del-
l’Irap, ne servirebbero al-
meno altri 20. Ma se il mi-
nistro dell’Economia è
davvero convinto che le
imprese abbiano dispera-
tamente bisogno di liqui-
dità, egli converrà che
non sottrarre loro oltre
30 miliardi è un modo
per sostenere la ripresa, e
ciò consentirebbe al Teso-
ro di recuperare una par-
te del gettito perduto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
«Alzare l’età media effettiva pensiona-
bile». È l’invito lanciato dal governatore
di Bankitalia, Draghi, che chiede anche
di rivedere il sistema degli ammortizzato-
ri sociali. «La caduta di benessere per la
perdita temporanea dell’impiego o per
l’uscita definitiva dal mondo del lavoro è
tema di stretta, grave attualità».
Giannelli
Le interviste
( f. de b.) - Nei giorni scorsi
il Corriere della Sera , per la
sua posizione
indipendente, è stato
attaccato sia da destra sia
da sinistra. Al presidente
del Consiglio, che ci ha
ingiustamente criticato, ho
risposto sabato 10 ottobre
dicendo che non
arretreremo «di un solo
millimetro da quello che
consideriamo un dovere
verso i lettori». La nostra è
una linea realistica e non
prevenuta di valutazione
costante dell’azione del
governo. E di difesa
rigorosa dei valori della
Costituzione, della
separazione fra i poteri, ma
anche della volontà della
maggioranza degli italiani.
CONTINUA A PAGINA 14
SANDRO BONDI
«Meglio essere falchi
con questa sinistra»
Sistema e riforme. La risposta del mi-
nistro del Welfare, Sacconi: «Per quanto
riguarda la previdenza, bastano le rifor-
me già fatte». Anche l’Inps replica: «A tut-
t’oggi il sistema sta tenendo». Il presiden-
te di Confindustria, Marcegaglia: «Si può
fare di più. Finanziaria insufficiente».
di PAOLA DI CARO
A PAGINA 9
GIULIA BONGIORNO
«Sulla giustizia
riforma condivisa»
Lodo e critiche. Napolitano intervie-
ne sulle polemiche seguite alla bocciatu-
ra del Lodo Alfano e alle critiche del pre-
mier Berlusconi: «Da 13 anni, da quando
divenni ministro, non sono più uomo di
parte, ma uomo delle istituzioni».
DA PAGINA 2 A PAGINA 6
di VIRGINIA PICCOLILLO
A PAGINA 5
Scoperti 120 chili di fertilizzante
Putin offre gas in cambio di prestiti
Promesse infrante
Il kamikaze di Milano
non ha agito da solo:
fermati due stranieri
E i Camuni
gridarono:
una Provincia
anche a noi
Un caso Binetti
Fermati a Milano un libi-
co e un egiziano, due pre-
sunti complici di Moha-
med Game, l’autore dell’at-
tentato alla caserma Santa
Barbara in piazzale Perruc-
chetti. Inoltre la Digos ha
trovato un'ingente quanti-
tà di potenziale esplosivo,
circa 40 chili, quel che re-
sta di 120 chili di nitrato
d’ammonio, un fertilizzan-
te, acquistati circa una setti-
mana fa dallo stesso Game.
Entrambi i fermati sareb-
bero incensurati e, come
l’attentatore, mai entrati in
inchieste dell’antiterrori-
smo. Le indagini dunque
abbandonano l’ipotesi del-
l’attentatore isolato e si
estendono a un’organizza-
zione complessa, per quan-
to minima.
di SERGIO RIZZO
e GIAN ANTONIO STELLA
E i Camuni? Niente ai
Omofobia,
legge bloccata
Lite nel Pd
Camuni? Deciso a
vendicare l’ingrata storia,
il deputato leghista Davide
Caparini ha deciso di
tirare dritto: vuole a tutti i
costi la nuova Provincia
della Valcamonica.
Capoluogo: Breno,
metropoli di 5.014 anime.
Direte: ancora un’altra
provincia? Ma non
avevano promesso quasi
tutti di abolirle? Certo:
prima delle elezioni, però.
Promessa elettorale, vale
quel che vale. Tanto è vero
che il disegno di legge per
sopprimerle, presentato
alla Camera dalla strana
coppia Casini & Di Pietro,
è già morto.
di ALESSANDRA ARACHI
La Camera ha votato
l’incostituzionalità della
legge sull’omofobia.
Tensioni nella
maggioranza, perché 10
deputati del Pdl si sono
astenuti e 9 hanno votato
con l’opposizione. E
contrasti nel Pd, poiché
Paola Binetti ha votato
per l’incostituzionalità.
Franceschini: «Un
problema serio».
Il grande patto tra Russia e Cina
Sepolti gli antichi conflitti, nasce un asse di cooperazione strategica tra le
superpotenze Russia e Cina. Firmate intese commerciali per 3 miliardi e
mezzo di dollari. Pechino ha un’enorme liquidità, Mosca grande disponibilità
di risorse energetiche. Così in base all’accordo tra Putin e il suo omologo
Wen Jiabao (insieme nella foto) , i russi forniranno 70 miliardi di metri cubi di
gas all’anno. In cambio otterranno generosi prestiti.
ALLE PAGINE 20 E 21
Guastella, Olimpio, Santucci
A PAGINA 17
ALLE PAGINE 10 E 11
CONTINUA A PAGINA 13
ANTONIO
CAPRARICA
I Granduchi di oldonia
Fenomeno Zalone:
genio e volgarità
Se il maschio brutto
non potesse parlare
$
di PIERLUIGI BATTISTA
di MARIA LAURA RODOTA’
Il caso
L uca Medici ha fatto l’avvocato, ma
C ari connazionali, che «senso di sé»
Eccessi e follie
dei miliardari globali
che se la ridono
della crisi
quando diventa Checco Zalone, la
metamorfosi rende tutto scurrile e
sguaiato, al vertice della galleria dei
tamarri. In Puglia tamarro si dice
«cozzalone». Per dire «che tamarro»
dici «che cozzalone»: Checco Zalone,
appunto. Il parodista che fa della
volgarità un’arte. YouTube è tutta per
lui. Un successo in tv. E se lo merita.
Checco Zalone sdogana la volgarità, il
politicamente scorretto. Risveglia il
tamarro che sonnecchia in noi.
A PAGINA 45
L’Abruzzo
sotto zero
e i seimila
delle tende
avreste se da quando siete piccoli
foste stati bombardati da immagini di
fanciulli muti e discinti che affiancano
anziane signore petulanti? Se i pettorali
e i glutei maschili venissero usati per
pubblicizzare qualunque cosa? Se aveste
ripetutamente visto rispettabili signori
in età discutere e subito venire zittiti
perché — a parere dell’interlocutrice —
sono brutti? Non vi sentireste, forse,
tanto bene. Bè, la media donna italiana
è cresciuta così.
di MARCO IMARISIO
A PAGINA 25
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2 Primo Piano
Mercoledì 14 Ottobre 2009 Corriere della Sera
Previdenza Le ricette
❜❜
Sacconi La riforma delle pensioni è più che sufficiente visto che
si combina con quanto previsto dai governi Dini e Prodi
per garantire assegni sufficienti
Per il governatore vanno adeguati gli ammortizzatori sociali
Statali
DAL NOSTRO INVIATO
lieri, con una lezione dedicata al
ricordo di Onorato Castellino, di
fronte ad un pubblico di studen-
ti, professori, banchieri (fra i
quali Enrico Salza, presidente
del consiglio di Gestione di Inte-
sa Sanpaolo, Angelo Benessia,
presidente della Compagnia di
San Paolo, Maurizio Sella, presi-
dente dell'omonimo gruppo,
Luigi Arcuti, ex presidente Imi)
ed industriali (fra i quali il vice-
presidente della Fiat, John
Elkann, Gianluigi Gabetti e Fran-
zo Grande Stevens). Quella del
governatore è dunque una rela-
zione dall'impostazione accade-
mica che quando fa riferimento
all'azione della politica lo fa, in
conclusione, dando al ministro
per il Welfare Maurizio Sacconi
«il merito di aver messo in cam-
po una quantità e varietà ade-
guata di risorse» a sostegno del
reddito dei lavoratori. «Lo sfor-
zo è stato grande anche in Ita-
lia» dice Draghi ma «superata la
fase d'emergenza resta la neces-
sità di adeguare il nostro siste-
ma di ammortizzatori sociali ad
un mercato del lavoro divenuto
più flessibile: ne sarebbe favori-
ta la mobilità del lavoro, accre-
sciuta l'efficienza produttiva, raf-
forzata la tutela dei lavoratori,
aumentata l'equità sociale».
Occorre però riflettere secon-
do il governatore anche sul siste-
ma delle pensioni - che dovrà
continuare ad avere il pilastro
della previdenza integrativa -
magari rafforzando gli automati-
smi del sistema contributivo
per rendere più coerente le pre-
stazioni erogate con gli sviluppi
demografici. Ma per assicurare
in futuro lo stesso livello di pen-
sioni «è indispensabile un au-
mento significativo dell'età me-
dia effettiva di pensionamento»
anche per elevare il tasso di atti-
vità, che è il più basso d'Europa,
e per sostenere la crescita poten-
ziale dell'economia. Per evitare
l’impoverimento della pensio-
ne, parametrata solo ai prezzi e
non ai salari, sarebbe utile even-
tualmente «una revisione dei cri-
teri di indicizzazione» rileva Dra-
ghi che accanto alla possibile po-
vertà prospettica segnala anche
quella, possibile, attuale. Il livel-
lo generale è migliorato ma esi-
stono famiglie in cui a portare
reddito è solo un pensionato, e
che si trovano in situazione di
«elevata povertà». Ebbene per
queste occorrono «interventi se-
lettivi, da attuarsi con strumenti
di natura assistenziale», conclu-
de il numero uno della Banca
d’Italia che ieri ha diffuso i dati
sul debito di agosto: è un nuovo
record a 1.757,534 miliardi di eu-
ro contro i 1.754,175 miliardi di
luglio.
Stefania Tamburello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
E il deficit
Inpdap
crescerà
del 30%
MONCALIERI - La crisi eco-
nomica pesa ancora e molto sul
lavoro: «La caduta di benessere
per la perdita temporanea dell'
impiego o per l'uscita definitiva
dal mondo del lavoro sono temi
di stretta, grave attualità» dice il
governatore della Banca di Ita-
lia, Mario Draghi che rilancia le
cifre del problema - circa 1,2 mi-
lioni di dipendenti senza coper-
tura in caso di interruzione dell'
occupazione; 450 mila parasu-
bordinati senza alcun sussidio o
beneficio e 1milione di lavorato-
ri coperti con la sola indennità
di disoccupazione con requisiti
ridotti - insiste sull'esigenza di
completare la riforma degli am-
mortizzatori sociali. E ripropo-
ne il tema dell'adeguatezza del
sistema previdenziale ad affron-
tare il dopo recessione, solleci-
tando l'innalzamento «dell'età
media effettiva» per la pensione
e chiedendo nel contempo assi-
stenza selettiva per i più poveri.
Draghi interviene presso il
Collegio Carlo Alberto di Monca-
Età effettiva
Debito record
Un disavanzo di 7
miliardi, con un
aumento di 0ltre il 30%
sul rosso 2008, per
l’Inpdap nel suo
quindicesimo anno di
vita. Le ragioni che
gonfiano il deficit
dell’istituto di
previdenza dei
dipendenti pubblici
(3.620.000 iscritti e
2.650.000 pensioni
erogate l’anno) sono
diverse e strutturali:
diminuzione dei
dipendenti, aumento dei
pensionati, crescita
dell'aspettativa di vita e
aumento di mutui e
prestiti per la crisi. Il
disavanzo sarà
fronteggiato con risorse
dell'Istituto per 1,7
miliardi e con
anticipazioni di
Tesoreria per 5,6
miliardi. Con la
Finanziaria 2008, è stata
abrogata la «Cassa Stato»
che prevedeva
finanziamenti annuali a
copertura della spesa
pensionistica per i
trattamenti dei
dipendenti dello Stato
con minori entrate 2009
per 3,8 miliardi.
Per Bankitalia
«bisogna elevare
l’età effettiva
del ritiro dal lavoro»
Per Bankitalia il debito
pubblico è salito a quota
1,757,5 miliardi. Entrate
in calo del 2,5%
L’esperta «Quella del governatore è una lezione per il dopo emergenza: rendita più elevata per chi resta»
Fornero: lavorare di più
Serve una fascia d’uscita
compresa tra 62 e 67 anni
«Oggi siamo intorno ai 60 anni, non
lontani dalla media Ue, segno che le ri-
forme hanno funzionato. Manca solo
un ultimo passo».
Completare il contributivo. Per-
ché?
«Per recuperare flessibilità e ottene-
re proprio un aumento dell’età media
di pensionamento. Oggi età rigide di
pensionamento mal si conciliano con
le esigenze dell’economia e si rischia-
no distorsioni, come i prepensiona-
menti. Bisogna invece reintrodurre la
fascia flessibile di pensionamento al-
l’interno della quale il lavoratore sce-
glie, sapendo che più a lungo resta al
lavoro, più riceverà una pensione al-
ta».
La riforma Dini del ’95 prevedeva
una fascia tra 57 e 65 anni.
«Oggi dovrebbe essere tra 62 e 67 an-
ni, da adeguare poi in base all’anda-
mento dell’aspettativa di vita».
La riforma passata quest’estate
prevede l’adeguamento automatico
dell’età pensionabile all’aspettativa
di vita a partire dal 2015. Per questo il
ministro del Welfare dice che non ser-
vono altri interventi.
«Sì, si tratta di una riforma struttura-
le, ma sarebbe meglio accompagnarla,
per i motivi detti, a un’applicazione
completa del contributivo».
Il contributivo garantisce la tenuta
finanziaria del sistema, ma a prezzo
di pensioni più basse rispetto al me-
todo retributivo. E Draghi ha parlato
del rischio di un progressivo impove-
rimento delle pensioni.
«Questo rischio non è però dovuto
al contributivo, ma al fatto che le pen-
sioni non sono indicizzate ai salari e
quindi col tempo il loro valore si ridu-
ce. Il governatore ha proposto di ade-
guare le pensioni alle retribuzioni, ma
riducendo il grado iniziale di copertu-
ra della pensione rispetto all’ultima re-
tribuzione».
Che significa?
«Prendiamo una persona che stia
per lasciare il lavoro e alla quale il siste-
ma dovrà pagare negli anni 100 mila
euro in assegni di pensione. Oggi que-
sta somma viene erogata partendo con
una pensione x che via via si impoveri-
sce. Sarebbe meglio distribuire la stes-
sa somma con una pensione che anche
se all’inizio è più bassa, poi cresce in
relazione all’andamento delle retribu-
zioni».
ROMA—«La lezione tenuta dal go-
vernatore Mario Draghi è stata una ri-
flessione di alto profilo, un’agenda per
il dopo emergenza, che non si può ri-
durre a una contrapposizione tra fauto-
ri e contrari a una nuova riforma delle
pensioni». Elsa Fornero, tra i massimi
esperti di previdenza, ha introdotto ie-
ri, a nome del Cerp (Center for resear-
ch on pension and welfar policies), l’in-
tervento del governatore della Banca
d’Italia, e pensa che non sia tanto il ca-
so di fare polemiche quanto di riflette-
re sui temi posti da Draghi.
Lei è d’accordo sulla necessità di
aumentare l’età effettiva di pensiona-
mento?
«Sì, ma il governatore non intende-
va dire che bisogna fare domani matti-
na una riforma che aumenti l’età pen-
sionabile, bensì far entrare nella men-
te di tutti che, con l’invecchiamento
della società, bisognerà lavorare di
più. Questo devono capirlo le imprese,
che tendono a mandar via i lavoratori
anziani e a scaricarli sul sistema pubbli-
co, gli stessi lavoratori, e il mondo poli-
tico, che ancora ha una riserva mentale
sul contributivo, un sistema che inve-
ce andrebbe portato a compimento».
L’Italia ha un’età media di pensio-
namento bassa?
Oggi età rigide di
pensionamento mal si
conciliano con le esigenze
e si rischiano distorsioni,
come i prepensionamenti
Enrico Marro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Draghi: in pensione più tardi
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Corriere della Sera Mercoledì 14 Ottobre 2009
Primo Piano
3
La lezione del Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi
al Collegio Carlo Alberto di Moncalieri
❜❜
Marcegaglia Pensiamo
che si possa fare di più
❜❜
Epifani Il nodo dell’età è solo
un aspetto. Serve un tavolo
Previdenza Gli effetti delle misure varate dal governo in estate
Ma Sacconi e Inps frenano:
«Bastano le riforme già fatte»
Marcegaglia: «Finanziaria insufficiente, va rivista»
ROMA - «Le riforme del si-
stema previdenziale già fatte
sono più che sufficienti». Il mi-
nistro del Welfare, Maurizio
Sacconi, replica al governatore
della Banca d’Italia, Mario Dra-
ghi, che sollecita nuovi inter-
venti per aumentare l’età effet-
tiva di pensionamento.
L’adeguamento automatico
dell’età per la pensione alle
aspettative di vita, sancito dal
decreto di luglio, «evitando at-
triti e disinnescando il consue-
to "esodo da terrore" è motivo
di grande soddisfazione, anche
se l’assenza di una mobilitazio-
ne sociale conduce molti, an-
che oggi, a credere che si sia
trattato di un intervento poco
incisivo, e a sottovalutarne la
portata» ha detto Sacconi.
Porta chiusa, dunque, ad ul-
teriori aggiustamenti. «La data
del 2015 per far scattare i mec-
canismi dell’adeguamento au-
tomatico alle aspettative di vi-
ta, non sarà anticipata» ha insi-
stito Sacconi, respingendo così
le richieste dalla Confindustria,
pronta a sposare la tesi di Dra-
ghi.
«Qualche passo in avanti è
stato fatto, ma sulle pensioni si
può fare di più» aveva detto il
presidente Emma Marcegaglia
che ieri, ascoltata in Parlamen-
to, ha anche definito «insuffi-
ciente» la legge Finanziaria del
2010, chiedendo «il rifinanzia-
mento dei capitoli fondamenta-
li per dare competitività alle
imprese».
Sulle pensioni il ministro
dell’Economia Giulio Tremonti
tace, anche se in passato ha più
I giovani
volte definito risolutivo l’ulti-
mo intervento sulle pensioni, e
nel governo solo il ministro
Adolfo Urso ha accolto positiva-
mente l’invito di Draghi. Nella
maggioranza, tuttavia, c’è chi
sostiene le tesi di Draghi, come
i deputati del PdL Giuliano Caz-
zola, Benedetto Della Vedova e
Raffaello Vignali, sebbene con
«prudenza, gradualità» ed «in
un quadro normativo caratte-
rizzato da effettiva flessibilità».
Sostanzialmente contrari, in-
vece, i sindacati. «La riforma
delle pensioni è già stata fatta»
dice Renata Polverini, segreta-
rio dell’Ugl, mentre il leader
della Cgil, Guglielmo Epifani,
invita sì il governo ad aprire
un tavolo, ma per affrontare il
tema «della flessibilità di usci-
ta per vecchiaia» e per riprende-
re il confronto sui lavori usu-
ranti. C’è maggior disponibili-
tà della Cgil, invece, sulla rifor-
ma degli ammortizzatori socia-
li, anch’essa sollecitata da Dra-
ghi, ma che secondo Confindu-
stria «non vanno stravolti».
«Con le nuove norme e la ri-
forma Dini a regime si può dire
che il sistema tiene» ha osser-
vato il presidente dell’Inps, An-
tonio Mastrapasqua. Convinto
della stabilità del sistema an-
che il presidente dell’Inpdap,
Paolo Crescimbeni. Anche se
proprio ieri l’Istituto, che ha 3
milioni 620 mila iscritti tra i
pubblici e paga 2 milioni e 650
milia pensioni, ha denunciato
un passivo 2009 di 7 miliardi
in aumento del 30% sul 2008.
Mario Sensini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La lettera
E sulla previdenza
integrativa
è intervenuto
il ministro
del Welfare,
Maurizio Sacconi,
aSkyTg
Economia.
«Rendere
obbligatoria la
previdenza
integrativa?
No, non
possiamo».
Piuttosto, ha
aggiunto il
ministro, la si
deve
«incoraggiare
tra i giovani
perché
saranno
le loro pensioni
pubbliche a
essere più
contenute».
In ogni caso,
il sistema della
previdenza
complementare
«ha tenuto»
nonostante
la crisi,
basandosi su una
«cultura
prudenziale»
negli
investimenti.
Professionisti
senza welfare
Caro Direttore,
ho seguito con interesse il
dibattito sulle professioni che
si è aperto sulle pagine del
Corriere. E' un argomento che mi tocca
molto da vicino, perché sono un giovane
commercialista (e rappresento la
categoria come presidente del sindacato
dei giovani dottori commercialisti), e
come tale ho deciso di scriverle. Vorrei
raccontarle l'esperienza e le aspettative
dei miei colleghi, alle prese con una
crisi che colpisce, nelle professioni come
in tutto il panorama economico,
soprattutto i lavoratori più giovani.
Sono infatti loro a pagare il prezzo più
alto all'interno del «risveglio amaro»
delle professioni, che per la prima volta
devono confrontarsi con una crisi
economica particolarmente incisiva. I
giovani sono quelli che, all'interno degli
studi altrui, non godono di alcuna
forma di tutela. E i loro redditi medi
garantiscono una decorosa
sopravvivenza, ma nulla di più. Manca,
quindi, un adeguato sistema di welfare
per la categoria. Non è mia intenzione
esternare il solito piagnisteo, ma
rappresentare il quadro di migliaia di
giovani uomini e donne che ogni
mattina si rimboccano le maniche e
lavorano dalle 10 alle 14 ore giornaliere
e lo fanno tra difficoltà e fatica, ma
anche con entusiasmo ed orgoglio per il
loro ruolo. Il problema è che a volte è
difficile non indulgere al pessimismo,
quando la precarietà diventa la regola,
visto che nell'ambito del welfare l'equità
intergenerazionale è praticamente
inesistente nelle libere professioni.
Eppure, in questo momento, se i
giovani aspirano a prendere per mano
il loro Paese, devono trovare in tutte
queste difficoltà la forza di cambiare
passo. Serve volontà e spirito di
sacrificio e sono sicuro che i giovani
professionisti hanno tutte le possibilità
di realizzare tutto questo. Anche in
questo difficile momento ci sono
migliaia di giovani professionisti che si
stanno riorganizzando, aggregando,
che stanno credendo al futuro delle loro
attività professionali. Dobbiamo
chiederci se le attuali forme degli Ordini
rispondono alle esigenze dei giovani e
soprattutto alle necessità di
un'economia che si evolve
continuamente e repentinamente. Ad
una società che corre veloce non può
contrapporsi una categoria e un
ordinamento ingessato. Crediamo che
su questo molto si possa fare, così come
riteniamo che è assurdo che le
deontologie vengano interpretate
unicamente come un obsoleto
strumentario corporativo, proprio in un
momento in cui i codici etici e forme di
governance d'impresa fondate sulla
responsabilità sociale sono sempre più
considerate un elemento
imprescindibile per un corretto
andamento dei mercati. Questa è la
grande sfida delle professioni: liberarsi
da ogni onere di autoreferenzialità per
aprirsi al mercato valorizzando il
proprio ruolo di filtro tra interessi
pubblici e privati.I tempi sono maturi
perché i giovani non subiscano le
difficoltà, ma governino i fondamentali
cambiamenti di cui necessita una
società troppo ingessata e ripiegata su
se stessa.
«Verrà confermato anche nel 2010»
Il 5 per mille
e il giallo
del «Cud»
ROMA - Il 5 per mille della dichiarazione dei redditi per il
volontariato sarà confermato nel 2010 con un emendamento
alla Legge Finanziaria in discussione in Parlamento, ed il
modello del Cud 2010, appena pubblicato sul sito
dell’Agenzia delle Entrate, sarà di conseguenza modificato.
Lo assicurano il ministero dell’Economia e l’Agenzia,
secondo i quali il gettito dello scudo fiscale «sarà destinato
innanzitutto a finanziare proprio il 5 per mille».
Che cosa prevedono le nuove regole sull’uscita dal lavoro varate dal governo
Finestre e aspettativa di vita, la svolta del 2015
ROMA — È dal 1992 che il siste-
ma previdenziale viene continua-
mente riformato, con tre obiettivi:
contenere l’aumento della spesa
pubblica; ridurre le disparità di trat-
tamento fra categorie; favorire lo
sviluppo della pensione integrativa
da affiancare a quella pubblica ob-
bligatoria. La prima riforma impor-
tante è stata quella fatta dal gover-
no Amato del ’92 che, tra l’altro, ha
eliminato l’indicizzazione delle
pensioni ai salari e ha aumentato
l’età della pensione di vecchiaia da
55 a 60 anni per le donne e da 60 a
65 anni per gli uomini. Poi, nel
1995, la riforma Dini ha introdotto
il sistema di calcolo contributivo
(pensione in rapporto ai versamen-
ti effettuati durante la vita lavorati-
va) meno generoso di quello retri-
butivo, ma col sistema pro-rata,
cioè dal 1996 in poi. In questo mo-
do il conto della riforma ha finito
per gravare principalmente sui gio-
vani, salvando i lavoratori più an-
ziani. Che sono riusciti in buona
parte a restare fuori anche dall’au-
mento dei requisiti per l’accesso al-
la pensione di anzianità (il governo
Prodi ha infatti attenuato lo "scalo-
ne" varato nel 2004 dalla riforma
Maroni). Infine, negli ultimi mesi
sia per impulso esterno (una sen-
tenza della Corte europea di giusti-
zia) sia per volontà del governo
Berlusconi, si è deciso un aumento
dell’età pensionabile che colpirà in
diverse forme tutti i lavoratori.
Enr. Ma.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
quando si va in pensione
l’ultima riforma
la previdenza e le retribuzioni
la pensione complementare
Età di vecchiaia
e di anzianità
Uno scalino in
più ogni 5 anni
Una pensione
che perde valore
Sviluppo lento
per i fondi
L’età di pensionamento di
vecchiaia è di 65 anni per gli
uomini e di 60 per le donne.
Quella di anzianità è di 60 anni
con 35 di contributi (59 con 36)
e salirà a 61 dal gennaio 2011
(60 con 36 di contributi) e 62
dal primo gennaio 2013 (61 con
36).
In seguito a una sentenza della
Corte di giustizia europea, il
governo ha varato una legge per
cambiare l’età di vecchiaia per le
donne (ma solo nel pubblico
impiego) e adeguarla a quella
degli uomini. Per le statali
quindi l’età di pensionamento
salirà di un anno ogni due a
partire dal 2010 e raggiungerà
65 anni, come quella degli
uomini, nel 2018.
La scorsa estate con il decreto
legge anticrisi è passata una
riforma del sistema previdenziale
che aumenta in maniera
automatica l’età di
pensionamento, legandola
all’incremento della vita media. La
norma prevede che dal 2015 i
requisiti di età per l'accesso alla
pensione sono adeguati
all'aumento «della speranza di vita
accertato dall'Istituto nazionale di
statistica e validato dall'Eurostat,
con riferimento al quinquennio
precedente». Con regolamento da
emanare entro il 2014 è stabilita la
normativa tecnica di applicazione.
In sede di prima attuazione, nel
2015, l'incremento dell'età
pensionabile non può comunque
superare i tre mesi.
Uno studio elaborato di recente
dal Cnel (Consiglio nazionale
dell’economia e del lavoro) e dal
Cer (Centro europa ricerche)
stima che chi andrà in pensione
nel decennio 2020-2030 avrà in
media una pensione pari al 62%
dello stipendio. Il grado di
copertura scenderà al 55% nel
decennio successivo 2030-2040
e poi al 48%. La stessa ricerca
calcola quanto si perderà in
rapporto al salario medio degli
occupati per effetto del mancato
aggancio delle pensioni alle
retribuzioni. La perdita del
grado di copertura è di circa 20
punti in venti anni. Per esempio,
chi andrà in pensione nel 2014
col 64% dello stipendio medio,
nel 2034 prenderà il 46%.
Con la progressiva riduzione del
grado di copertura della pensione
pubblica, dovuta all’andata a regime
del metodo di calcolo contributivo,
sarebbe necessario sviluppare la
pensione integrativa. Ma finora
risultano iscritti ai fondi pensione
solo 4,9 milioni di lavoratori. Di
questi, quelli che aderiscono ai
fondi negoziali, istituiti cioè da
accordi fra imprese e sindacati,
sono circa due milioni. Il lento
sviluppo della previdenza
complementare, nonostante gli
incentivi e i meccanismi di silenzio
assenso messi in campo dal
governo, è dovuto a diversi fattori:
dalla scarsa informazione al basso
livello dei salari, da agevolazioni
fiscali insufficienti alla diffidenza
verso i mercati finanziari.
Luigi Carunchio
Presidente Unione nazionale giovani
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La riforma
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Mercoledì 14 Ottobre 2009 Corriere della Sera
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DEL TERZIARIO
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Corriere della Sera Mercoledì 14 Ottobre 2009
Primo Piano
5
Il Colle Il caso
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Serve un clima costruttivo in modo che i contrasti politici non impediscano
uno sforzo di discussione oggettiva
Giorgio Napolitano
Napolitano: tredici anni da uomo delle istituzioni
Il presidente ricorda la nomina al Viminale. Elogi da Montezemolo. Immunità, no di Calderoli
Nelle istituzioni
ROMA — Ai tempi in cui fu
nominato ministro dell’Interno
— era il ’96 quando il primo
esponente dell’ex Pci aveva ac-
cesso alle stanze riservate del
Viminale — Giorgio Napolita-
no stupì i prefetti per quel suo
alto profilo istituzionale che
presto lo portò a spogliarsi del-
la casacca di partito e ad affidar-
si all’organigramma ministeria-
le ereditato dai predecessori,
Maroni e Coronas.
Ora da capo dello
Stato, Napolitano
torna a parlare da-
vanti a una platea di
prefetti della «porta-
ta delle trasforma-
zioni introdotte nel-
le istituzioni e negli
apparati dello Stato
repubblicano», spe-
cie dopo «la svolta
in senso autonomistico e fede-
ralista». Si tratta di «un proces-
so in pieno svolgimento e che
ancora richiede alcune incisive
modifiche costituzionali», ag-
giunge il presidente auspican-
do «un clima costruttivo» per
le riforme.
Poi, prima di proseguire, il ca-
po dello Stato apre una parente-
ARoma
che da sempre è considerato un
punto di riferimento per i pre-
fetti, e al ministro Roberto Ma-
roni, che dopo un’iniziale fred-
dezza è riuscito a vincere molte
diffidenze. E infatti il ministro
si sintonizza subito sulla lun-
ghezza d’onda del Quirinale: «Il
presidente della Repubblica è
stato guida sicura e prudente in
anni non facili...», al Viminale
lo ricordano tutti con «senti-
menti di affetto e gratitudine».
Di seguito, il presidente della
Fiat Luca Cordero di Monteze-
molo, invitato a parlare alla con-
ferenza dei prefetti, esprime ap-
prezzamento per le parole di
Napolitano: «Persona di gran-
dissima misura ed esempio
massimo delle istituzioni». In
questo clima meno teso — con
il ministro Roberto Calderoli
(Lega) che conferma il no al-
l’immunità parlamentare — il
direttore Antonio Polito sul Ri-
formista invita Silvio Berlusco-
ni a scegliere per la «Grande ri-
forma»— dal presidenzialismo
alle carriere separate — la via
maestra: l’articolo 138 della Co-
stituzione.
Il
presidente
della
Repubblica
Giorgio
Napolitano,
84 anni,
ieri alla
cerimonia
di apertura
della Prima
Conferenza
dei Prefetti
(Ansa /
Oliverio)
Alla Camera
Nel 1992 Giorgio
Napolitano viene eletto
presidente della
Camera, in sostituzione
di Oscar Luigi Scalfaro,
diventato capo dello
Stato. Rimane in carica
fino al 1994: sono gli
anni di Tangentopoli.
Nel 1993 Napolitano
dispone che le
deliberazioni della
Camera sulle
autorizzazioni a
procedere siano votate
in maniera palese
Al Viminale
Nel 1996 entra a far
parte del governo Prodi
come ministro
dell’Interno ( nella foto è
con Oscar Luigi
Scalfaro e il capo della
Polizia Fernando
Masone ). Nel giugno
1998 dichiara: «I partiti
di maggioranza non
possono ergersi a
giudici dell’azione
di governo, né la
principale
preoccupazione
della maggioranza
parlamentare può
essere quella di
caratterizzarsi rispetto
all’esecutivo»
Al Colle
Nel maggio 2006 viene
eletto presidente della
Repubblica alla quarta
votazione con 543
preferenze. Nel discorso
del giuramento, davanti
al Parlamento riunito in
seduta comune,
afferma: «Non sarò
in alcun momento
il presidente solo
della maggioranza
che mi ha eletto»
si in risposta agli attacchi lancia-
ti dal presidente del Consiglio
(«Napolitano appartiene alla si-
nistra»): «Io desidero sottoline-
are come 13 anni fa, nell’assu-
mere l’incarico di ministro del-
l’Interno — che, consentitemi
questo accenno personale, ero
determinato a svolgere come
uomo, ormai, delle istituzioni e
non di una parte politica — eb-
bi ben presto chiaro che biso-
gnava sgomberare il terreno dal-
l’anacronistica suggestione del-
l’abolizione dei prefetti...». Ec-
co, parlando ai prefetti che devo-
no agire «senza coloriture di par-
te», Napolitano rivendica il ruo-
lo terzo delle istituzioni. E quan-
do torna sul federalismo in evo-
Polito sul «Riformista»
luzione, ripercorre ancora gli an-
ni passati al Viminale: «Questa
fu la convinzione che mi guidò
in quella temporanea missione
di governo: e credo si possa dire
che in quella direzione si sono
poi mosse scelte istituzionali lar-
gamente condivise».
Napolitano parla davanti al
sottosegertario Gianni Letta,
Polito sul Riformista
invita Berlusconi
a scegliere
la «Grande riforma»
Dino Martirano
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’intervista Parla la Bongiorno, presidente della commissione alla Camera
«Giustizia, la riforma sia condivisa
No ai pm sottoposti al governo»
In che modo?
«Proprio pensando al cittadino. L’ef-
ficienza della giustizia serve a tutti. E il
Csm dovrebbe perseguire con maggio-
re rigore i magistrati che non fanno il
proprio lavoro. In questo l’ultimo Csm
passi avanti ne ha fatti. Però bisogna
anche dare più risorse alla giustizia
che è l’altra faccia della sicurezza che
va tanto di moda. So che c’è la crisi. Ma
senza cancellieri il processo si ferma».
E’ favorevole a una riforma del
Csm?
«Le correnti sono una patologia. Ma
anche qui non vorrei una riforma afflit-
tiva o umiliante».
Si parla anche di modifiche alle in-
tercettazioni, ai termini di prescrizio-
ne e al legittimo impedimento per
non distrarre le cariche istituzionali
con i processi.
«Sulle intercettazioni eravamo arri-
vati a un buon testo in commissione.
Speromigliori, tenendo conto delle in-
dicazioni del Quirinale. Sulle altre ipo-
tesi, che leggo sull’ Ansa , aspettiamo i
testi. Poi valuteremo».
E su nuove forme di immunità?
«Aspetterei le motivazioni della Con-
sulta. Mi muoverei in quel solco».
Virginia Piccolillo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ROMA —Riforma della giustizia sì,
ma condivisa e nel solco delle indica-
zioni del capo dello Stato, che ponga al
centro il cittadino e non il potente di
turno. Separazione delle carriere di giu-
dici e pm sì, ma «innalzando un muro»
contro la possibilità che il pm finisca
sotto il controllo dell’esecutivo. Giulia
Bongiorno, avvocato, presidente della
commissione giustizia alla Camera e al-
ter ego di Gianfranco Fini su questi te-
mi, fissa dei paletti. Un limite da non
oltrepassare dopo la bocciatura del Lo-
do Alfano.
Quale?
«La riforma della giustizia non solo
va fatta. Ma credo sia urgente. Però
deve essere organica, non a "macchia
di leopardo". Ma soprattutto fatta per
tutti».
In questo momento però tutti par-
lano di uno.
«Il dibattito è centrato su Silvio Ber-
lusconi, ma la riforma deve essere per
tutti. E avere una caratteristica: andare
oltre questa legislatura».
E quindi?
«Dobbiamo ridurre i tempi del pro-
cesso senza diminuire le garanzie.
Senza sacrificare "pezzi" di giustizia:
ad esempio togliendo un grado di
giudizio».
Senza sacrificare l’obbligatorietà
dell’azione penale?
«Certo. E’ vero che ora non viene ri-
spettata dai magistrati. Un po’ per il
troppo carico di lavoro, un po’ (per dir-
la malignamente) perché scelgono. Ma
dobbiamo renderla effettiva, non ri-
nunciarci».
E la separazione delle carriere?
«Sono favorevole. Per me il giudice
è una sorta di sacerdote. Ne ho un ri-
spetto enorme e vorrei che fosse davve-
ro indipendente. Vorrei che avesse una
formazione migliore e inizierei proprio
da questo. Però ...».
Però?
«Però vorrei che fosse indipen-
dente da tutti: dal pm ma anche dai
politici. Ci vuole ponderazione. E
creare meccanismi per innalzare un
muro contro il passaggio successi-
vo: sottoporre il pm al controllo del-
l’esecutivo».
Sarebbe contraria?
«Contrarissima. Non garantirebbe
nessuno. In futuro potrebbe esserci un
Deputata Giulia Bongiorno, 43 anni
La riforma deve essere
per tutti. E avere una
caratteristica: andare
oltre questa legislatura
premier meno garantista. Cosa acca-
drebbe?».
I magistrati temono che si riparli
di riforme in chiave punitiva dopo la
bocciatura del Lodo Alfano. E’ così?
«In questo clima ogni riforma sem-
bra contro qualcuno. Per questo, se
possibile, occorre trovare l’accordo
con l’opposizione».
Festival della Scienza
Genova, 23 ottobre _ 1 novembre 2009
Partner fondatore
www.festivalscienza.it
Sostenitore
Il futuro appartiene a coloro
che credono alla bellezza dei propri sogni
Eleanor Roosevelt
Sotto l’Alto Patronato
del Presidente
della Repubblica Italiana
http://it.groups.yahoo.com/group/easyplace_club/
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