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Come si scrive

Come si  scrive

 

ABBREVIAZIONI E SIGLE

Le abbreviazioni vanno usate il meno possibile e, in ogni caso, sono da abolire per titoli accademici od onorifici, a meno che non risultino significative nel contesto. Esempi: avvocato (non: avv.); l'articolo 3 della legge (non: l’art. 3).

Nota bene: si fa eccezione nel caso di citazioni testuali o riproduzioni integrali di testo di legge o simili.

·         Sono ammesse, fra le altre, le abbreviazioni seguenti: tv, ndr, ndt.

·         Le sigle si scrivono come i nomi propri, con l'iniziale maiuscola ed il resto delle lettere minuscole e non separate dal punto. Esempi: Nato, Onu.

Nota bene: fatta eccezione per le pochissime sigle da tutti conosciute, è bene spiegare il significato delle altre la prima volta che ricorrono nel testo.

·         Se la sigla sostituisce il relativo aggettivo va minuscola. Esempi: il parlamentare ppi, il congresso pds.

 

A CAPO

Sette semplici consigli, anche se agli "a capo" ci pensa (in alcuni casi a sproposito) il computer:

1.       non andare mai a capo con una vocale: quindi fiato, reuma, reaIe, maniaco. Sono accettabili anche reame e maniaco, ma è meglio applicare la regola a tutte le parole;

2.       dividere sempre due consonanti uguali: affretto, terra, tetto, (si divide anche il rarissimo gruppo cq: acqua);

3.       non dividere mai un gruppo di consonanti formato da b, c, f, g, p, t, v + I oppure r: rublo, microbo, affronto, sigla, capra, atrio, avrei;

4.       non dividere mai un gruppo formato da s + consonante: quindi a-spro, destra, casto e mai as-pro, destra, cas-to;

5.       dividere tutti i gruppi di consonanti non compresi nei punti 3 e 4: calma, pom-pa, porto, stringo, ecc.;

6.       nei gruppi di tre o più consonanti la divisione va fatta fra la prima e la seconda: interstizio, scontro, poltrona;

7.       queste regolette vanno applicate anche alle parole composte con un prefisso come trans, iper, sub, super: quindi transalpino e non trans-alpino, iperattivo e non iperattivo, superattico e non superattico.

 

ACCENTI

Le vocali a, i, o, u vogliono sempre l'accento grave (à), (ì), (b), (ù) a fine parola.

La vocale «e» vuole l'accento grave (è) nei seguenti casi:

·           come voce del verbo essere

·           nei nomi di origine straniera (tè, caffè, canapè, narghilè ecc.)

·           nei nomi propri: Noè, Mosè, Giosuè ecc.

·           nei seguenti termini: cioè, ahimè, ohimè, piè.

La vocale «e» vuole l'accento acuto (é) nei seguenti casi:

·           nelle voci verbali tronche del passato remoto: poté ecc.

·           nei composti di che: perché, poiché, affinché, benché ecc,

·           nei composti di tre: ventitré ecc.

·           nei composti di re: viceré ecc.

·           nei monosillabi: sé (pronome), né, ché, ecc.

·           nella parola mercé.

I monosillabi non vogliono accento, tranne i seguenti:

·           ché (congiunzione causale o finale)

·           dà (indicativo presente del verbo dare).

·           di (come giorno o imperativo del verbo dire)

·           è

·          

·          

·          

·           sé (pronome)

·          

 

Evitare l'uso dell'accento circonflesso nei plurali: vari, propri, omicidi ecc.

·           Gli accenti tonici che cadono nel corpo della parola non vanno, di norma, segnati, a meno che non servano a una  migliore comprensione del testo.                Esempi: condòmini (le persone), condomìni (gli edifici); subito / subìto; principi / princìpi; ancora / ancòra ecc.

·           Nelle parole straniere si rispettano gli accenti originari (nella lingua spagnola l’accento é sempre acuto: adiolé, autodafé ecc.)

·           I monosillabi prendono l'accento quando entrano a far parte di una parola composta: gialloblù, autogrù, Oltrepò ecc.

·           « Po'» (per poco) si scrive con l'apostrofo e non con l'accento perché si tratta di parola tronca. La stessa regola vale per modo (mo’), casa (ca’), dei (de'), nonché per gli imperativi sta', fa', va', di' e dà. Fa eccezione «piè» (piede).

·           «Qual è» e «tal è» vanno sempre senza apostrofo.

·           Se stesso (e non sé stesso). Ma «sé stessi» (perché si può confondere con «se io stessi» e «se tu stessi» e «sé stesse»  (perché si può confondere con «se egli stesse»).

Nota bene: La E maiuscola accentata non va mai con l'apostrofo (quindi È e non E’).

 

ARTICOLI

·           La lingua cambia e l'articolo gli viene sempre più usato non solo con il significato di a lui, ma con quello di a loro, a essi o a esse. Niente matite blu, quindi, come per il passato. Tuttavia sul Sole-24 Ore é gradita la forma più corretta. Quindi: «Io dissi loro» e non « Io gli dissi». Non si può invece dire o scrivere: «io gli dissi» per «io dissi a lei», bensì«io le dissi».

·           Davanti a parole che cominciano per vocale, gn, ps, j, s impura (seguita da consonante), y, x, z, si usa l'articolo lo al singolare e gli al plurale.

Esempi: l'orologio gli orologi; lo juventino gli juventini; lo psicologo gli psicologi; lo  gli stivali; lo sponsor gli sponsor; lo xenofobo gli xenofobi; lo zucchero gli zuccheri.

Così, per analogia, sono preferibili le forme lo pneumatico gli pneumatici rispetto a il pneumatico i pneumatici (il cui uso si va, peraltro, sempre più diffondendo).

·           Per certi nomi di città l'articolo si declina legandosi alla preposizione. Esempi: L'Aquila, La Paz, La Spezia, Il Cairo. Per cui: all'Aquila, alla Paz, della Sue, dal Cairo

·           Si usa « il» davanti ai nomi che cominciano per «w», anche se inglesi. Esempi: il West; il whisky.

Nota bene: si scrive l'Fmi, lo Sdi, l’Sos.

 

AUSILIARI

I verbi transitivi vogliono l'ausiliare avere all'attivo; quelli passivi, riflessi e, di regola, intransitivi vogliono l'ausiliare essere.

Preferiscono essere i verbi impersonali che indicano fenomeni atmosferici (é piovuto, era nevicato).

·           Gli errori più frequenti riguardano l'uso degli ausiliari dei verbi cosiddetti <<servili>> cioè potere e dovere. La regola è semplice: i "servili" prendono l'ausiliare del verbo che servono. Con i verbi intransitivi prendono quindi l'ausiliare essere: «lo non sono potuto venire», «Tu sei dovuto partire»

·           Assolvere è transitivo: assolvere un dovere, non a un dovere. Tuttavia se ha significato di "portare a compimento"o "adempiere" sono ammesse entrambe le forme. Esempio: assolvere gli (o agli) obblighi di leva.

·           Sfilare è transitivo se deriva da filo (sfilare una collana), è intransitivo se deriva da fila (sfilata militare). Nel primo caso, ausiliare avere (egli ha sfilato un bracciale), nel secondo caso, essere (i bersaglieri sono sfilati).

 

AVVERBI

Affatto Significa del tutto, per intero, in assoluto. Quindi non può avere valore negativo (in questo caso si deve dire nient'affatto). Lo stesso vale per assolutamente.

Insieme Per indicare compagnia di persona: insieme con. In senso di contemporaneità: assieme a (comprare buste assieme a francobolli, ma meglio buste e francobolli).

Vicino Come avverbio vuole la a (vicino a Milano); lo stesso vale per davanti, dietro.

È infatti tramontata la forma carducciana, peraltro utilizzata anche nel titolo di due poesie: Davanti San Guido e Davanti una cattedrale.

Sotto, sopra, oltre e lungo non vogliono la preposizione a (esempi: sotto il ponte, oltre la strada).

 

BUROCRATESE

II "burocratese" è una specie di malattia contagiosa. Cerchiamo quindi di attenerci a un linguaggio semplice e di facile comprensione. A titolo di puro suggerimento si consiglia quindi di utilizzare:

attribuire                             e non               ascrivere

deciso                             e non               sancito

delibera                             e non               deliberazione

dirigere                             e non               direzionare

fare                             e non               espletare

modifica                             e non               modificazione

nome                             e non               nominativo

orientare                             e non               polarizzare

restare ...

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